giovedì 19 maggio 2011

GIU' LE MANI DA UN DIRITTO INALIENABILE

Pane e Circo

PANE E CIRCO

“Provare un qualsiasi interesse per le Amministrative Italiane , puo’ equivalere ad una insana curiosita’ per una rissa tra ladri di polli “
Puo’ sembrare una dichiarazione di autoesclusione dalla gestione dei destini della Nazione ma in realta’ e’ l’unica reazione coerente e realistica ad un disastro di principio ancora prima che collettivo.
La nomina di un sindaco e del suo Entourage di tagliaborse , non cambiera’ di una virgola la nostra realta’ per tutta una serie di ragioni. La prima, e’ che il “primo cittadino” di un agglomerato urbano Italiano opera agli ordini inflessibili di un partito acquattato nella capitale come componente organica  di uno Stato che ha fatto del proprio ruolo parassitario una religione e che in questo senso, si esprime su tutto il territorio della Repubblica. La seconda e non meno evidente verita’, e’ che un sindaco Italiano per i privilegi innegabili della sua transitoria condizione non e’ chiamato ad esprimere un ruolo “specializzato” nella applicazione delle sue funzioni ma piuttosto una performance autodidattica. In altre parole, un avvocatello di provincia assurto alle cronache per il suo coefficiente di controllabilita’, non ha la minima idea all’inizio del suo mandato, di cosa sia una problematica urbanistica , sanitaria,amministrativa, ecologica o produttiva. Questa incontrovertibile realta’ rende la figura del tipico amministratore locale Italiano , poco credibile e certamente non propedeutica alle reali necessita’ della popolazione che vive ovunque la necessita’ di tecnici capaci e non di sperimentatori circondati di geometrucoli , contabili e vigili urbani.
Eppure il rito ciclico delle amministrative ha una importanza vitale per il sistema, perche’ garantisce la connettivita’ del tessuto  di controllo del territorio in termini politici ,partitici , clientelari. Si tratta di una scuola di formazione per chi ha ambizioni istituzionali , un banco di prova per uomini di regime privi di visioni al soldo di una casta piramidale alla quale aspirano come fine ultimo.
Si e’ passati quindi dall’iconico sindaco alla Guareschi affiancato da Parroco e Maresciallo ad un burocrate riccamente remunerato che nella sua nicchia comunale distribuisce in modo cardinalizio il denaro della comunita’Nazionale alla sua rete di sostenitori ,utilizzando il principio incontestabile di una tacita compatibilita’ di setta.
Eppure anche questo aspetto quasi “tenero” della vita pubblica Nazionale scricchiola come tutta la impalcatura del sistema sotto i colpi di una realta’ che muta globalmente e progressivamente  in modo incomprensibile al provincialismo Italiota. Lo stesso che ritiene intimamente che i meccanismi geopolitici ed economici dell’Italia siano garantiti a perpetuita’ da una sorta di decreto Divino , nonostante le crisi mondiali , nonostante i mutamenti di assetto, nonostante tutto, nella convinzione pizzaiola che la nottata, prima o poi...debba passare .
Eppure nulla sara’ come prima. Non potrebbe esserlo quando il carburante costa al litro piu’ dell’acqua oligominerale in un paese lungo e stretto che persiste con una non chalence tutta mediterranea   nel  trasporto su gomma. Quando la qualita’ della vita, varia drammaticamente a vista lungo una dorsale trascurabile di meno di mille chilometri. Quando economie emergenti aggrediscono da una distanza di 15.000 chilometri una Nazione che ha perso la capacita’ di creare qualita’ e con questa, la sua competitivita’ in uno scenario occupazionale da celebrazione della incertezza. E nello svilupparsi di questa evoluzione negativa del tutto, che le amministrative Italiane indicano il singulto di una agonia e non certamente l’espressione di una vitalita’ “Democratica’ e sopratutto come prova  generale alle Politiche che gia’ si profilano nel collasso di consensi per i predatori del turno in corso e in attesa dei prossimi.
A noi non rimane che assistere alla erosione strutturale del NEMICO e naturalmente sottrarci al gioco immorale della partecipazione ai riti di regime , guadagnandoci ancora una volta il titolo di RIBELLI che preferiamo a quello di COMPLICI.
Claudio Modola
CONFEDERATIO

mercoledì 11 maggio 2011

Silvio....Cosa ci combini!

EUGENETICA , Il troppo rapido giudizio della storia







Due anni prima l’evoluzionista Leon Whitley dell’American Eugenics Society riceve una lettera con la richiesta di una copia del suo libro “The Case for Sterilization”. In essa si parla di Madison Grant, presidente della Eugenics Research Association e dell’American Eugenics Society, che in “The Passing of the Great Race” scriveva che “le leggi della natura richiedono la distruzione degli inadatti e la vita umana ha valore solo in riferimento alla comunità e alla razza”. La lettera è firmata “Adolf Hitler”. L’esordio dell’eugenetica non risale alla Germania nazista, ma ai ventisette Stati americani che la adottarono dal 1907 al 1979. Ben cinque presidenti americani, Teddy Roosevelt, William Taft, Woodrow Wilson, Calvin Coolidge e Herbert Hoover sposarono l’eugenetica. Fra gli aspetti folkloristici di una vicenda tanto tragica vi furono le “fitter families”, famiglie con un pedigree invidiabile, da depliant eugenetico, esposte alle fiere nazionali nel Texas. L’American Eugenics Society organizzò nel 1911 un “better babies day”, molto simile all’accoppiamento nazista dei giovani adoni ariani. Lydia de Vilbiss, esponente di punta del Better Babies Movement, nel 1921 organizzò conferenze sulla prevenzione delle gravidanze e contribuì alla nascita della Race Betterment Conference e della American Eugenics Society. Il suo libro, “Birth Control: What is it?”, divenne la bibbia delle sterilizzazioni (centomila solo negli Stati Uniti fra gli anni Venti e Settanta del secolo scorso). Il suo slogan era: “Ogni figlio ha il diritto di nascere sano”.

Oltre a Black, anche Christine Rosen ha dedicato all’eugenetica americana il suo libro “Preaching Eugenics”. Il reverendo Samuel Fallows, a capo della Chiesa episcopale di Chicago, abbracciò l’eugenetica perché “c’è un gran bisogno di un passo in avanti verso la purificazione genetica del matrimonio”. La Chiesa presbiteriana dichiarò che “i figli dei missionari vantano un alto standard eugenetico”. Alla fine del 2005 il governo svedese ha aperto un’inchiesta per far luce sui quarant’anni di eugenetica socialdemocratica. Circa 63 mila svedesi, soprattutto donne, furono sterilizzati fra il 1935 e il 1975. Una militante socialdemocratica, Maija Runcis, scoprì in un archivio statale che in quegli anni erano state effettuate 62.888 sterilizzazioni. L’Istituto svedese di Biologia Razziale venne fondato nel 1922, l’anno in cui i socialdemocratici proposero al Parlamento di sterilizzare i minorati psichici. Presentando il progetto di legge sulla legalizzazione della sterilizzazione del 1934, i socialdemocratici svedesi dissero: “Esiste una sola ragione per cui un idiota, anche se il suo stato non dipende da ragioni ereditarie, dovrebbe mettere dei figli al mondo?”. Alva e Gunnar Myrdal erano i teorici di questo “nuovo umanesimo”. Gunnar fu insignito del premio Nobel per l’Economia nel 1974. La moglie per quello della Pace nel 1982. Pensavano che “consentire a dei genitori idioti di riprodursi è un argomento indifendibile, da qualsiasi punto di vista. Ogni caso è un caso di troppo”. Come ha ricordato lo storico Gianni Moriani, “nel 1945, mentre gli alleati chiudevano i lager nazisti, in Svezia si raggiungeva il record di 1.747 sterilizzazioni”. Furono i coniugi Myrdal a coniare il termine “materiale umano” che ebbe una particolare fortuna nel lessico nazionalsocialista tedesco del Lebensborn.

Nel 1921 su iniziativa dei socialdemocratici il Riksdag (Parlamento svedese) aveva creato il primo Istituto di biologia della razza. Iniziava così la battaglia per la “purezza”. Purezza che il futuro ministro, sempre socialdemocratico, Arthur Edgberg si compiaceva di esaltare con queste parole: “Abbiamo la fortuna di avere una razza non ancora contaminata, portatrice di buone e solide qualità”. In Norvegia uno dei leader della locale sinistra democratica, Johan Scharffenberg, già nel 1911 aveva scritto sul giornale Socialdemokra che il suo partito doveva avere la consapevolezza che per il progresso sociale non ci si doveva solo porre il compito di migliorare le condizioni di vita del cittadino ma anche preoccupare di “pulire il suo patrimonio ereditario con una riproduzione umana razionale”. Lo stesso Sharffenberg poi, negli Anni Trenta, aveva studiato la legge nazista di sterilizzazione e l’aveva giudicata insufficiente perchè mirava a colpire le “sole” infermità ereditarie. Nel 1920 il futuro ministro socialdemocratico della Sanità danese, K.K. Steincke, pubblicò il libro “Le risorse del futuro”, nel quale sosteneva che i deboli andavano sì aiutati ma che era “poco intelligente e antieconomico” lasciare che si riproducessero. E lo stesso Steincke nel 1926 in qualità di ministro del primo governo socialdemocratico danese presentò un progetto per una vasta opera di sterilizzazione. “Incosciente”, “frivola”, “infantile”, “sessualmente inaffidabile”, ha una zia “strana”, va troppo a ballare, si guarda sempre allo specchio: furono alcune delle motivazioni che spinsero la Svezia a sterilizzare migliaia di donne. Dall’utopia socialista al Lebensborn il passo è stato brevissimo. In fondo un paladino della socialdemocrazia come George Bernard Shaw nel 1905 disse che “niente tranne la religione eugenetica può salvare la civilizzazione”.
 
(Giulio Meotti) 6 nov 2006