mercoledì 11 maggio 2011

EUGENETICA , Il troppo rapido giudizio della storia







Due anni prima l’evoluzionista Leon Whitley dell’American Eugenics Society riceve una lettera con la richiesta di una copia del suo libro “The Case for Sterilization”. In essa si parla di Madison Grant, presidente della Eugenics Research Association e dell’American Eugenics Society, che in “The Passing of the Great Race” scriveva che “le leggi della natura richiedono la distruzione degli inadatti e la vita umana ha valore solo in riferimento alla comunità e alla razza”. La lettera è firmata “Adolf Hitler”. L’esordio dell’eugenetica non risale alla Germania nazista, ma ai ventisette Stati americani che la adottarono dal 1907 al 1979. Ben cinque presidenti americani, Teddy Roosevelt, William Taft, Woodrow Wilson, Calvin Coolidge e Herbert Hoover sposarono l’eugenetica. Fra gli aspetti folkloristici di una vicenda tanto tragica vi furono le “fitter families”, famiglie con un pedigree invidiabile, da depliant eugenetico, esposte alle fiere nazionali nel Texas. L’American Eugenics Society organizzò nel 1911 un “better babies day”, molto simile all’accoppiamento nazista dei giovani adoni ariani. Lydia de Vilbiss, esponente di punta del Better Babies Movement, nel 1921 organizzò conferenze sulla prevenzione delle gravidanze e contribuì alla nascita della Race Betterment Conference e della American Eugenics Society. Il suo libro, “Birth Control: What is it?”, divenne la bibbia delle sterilizzazioni (centomila solo negli Stati Uniti fra gli anni Venti e Settanta del secolo scorso). Il suo slogan era: “Ogni figlio ha il diritto di nascere sano”.

Oltre a Black, anche Christine Rosen ha dedicato all’eugenetica americana il suo libro “Preaching Eugenics”. Il reverendo Samuel Fallows, a capo della Chiesa episcopale di Chicago, abbracciò l’eugenetica perché “c’è un gran bisogno di un passo in avanti verso la purificazione genetica del matrimonio”. La Chiesa presbiteriana dichiarò che “i figli dei missionari vantano un alto standard eugenetico”. Alla fine del 2005 il governo svedese ha aperto un’inchiesta per far luce sui quarant’anni di eugenetica socialdemocratica. Circa 63 mila svedesi, soprattutto donne, furono sterilizzati fra il 1935 e il 1975. Una militante socialdemocratica, Maija Runcis, scoprì in un archivio statale che in quegli anni erano state effettuate 62.888 sterilizzazioni. L’Istituto svedese di Biologia Razziale venne fondato nel 1922, l’anno in cui i socialdemocratici proposero al Parlamento di sterilizzare i minorati psichici. Presentando il progetto di legge sulla legalizzazione della sterilizzazione del 1934, i socialdemocratici svedesi dissero: “Esiste una sola ragione per cui un idiota, anche se il suo stato non dipende da ragioni ereditarie, dovrebbe mettere dei figli al mondo?”. Alva e Gunnar Myrdal erano i teorici di questo “nuovo umanesimo”. Gunnar fu insignito del premio Nobel per l’Economia nel 1974. La moglie per quello della Pace nel 1982. Pensavano che “consentire a dei genitori idioti di riprodursi è un argomento indifendibile, da qualsiasi punto di vista. Ogni caso è un caso di troppo”. Come ha ricordato lo storico Gianni Moriani, “nel 1945, mentre gli alleati chiudevano i lager nazisti, in Svezia si raggiungeva il record di 1.747 sterilizzazioni”. Furono i coniugi Myrdal a coniare il termine “materiale umano” che ebbe una particolare fortuna nel lessico nazionalsocialista tedesco del Lebensborn.

Nel 1921 su iniziativa dei socialdemocratici il Riksdag (Parlamento svedese) aveva creato il primo Istituto di biologia della razza. Iniziava così la battaglia per la “purezza”. Purezza che il futuro ministro, sempre socialdemocratico, Arthur Edgberg si compiaceva di esaltare con queste parole: “Abbiamo la fortuna di avere una razza non ancora contaminata, portatrice di buone e solide qualità”. In Norvegia uno dei leader della locale sinistra democratica, Johan Scharffenberg, già nel 1911 aveva scritto sul giornale Socialdemokra che il suo partito doveva avere la consapevolezza che per il progresso sociale non ci si doveva solo porre il compito di migliorare le condizioni di vita del cittadino ma anche preoccupare di “pulire il suo patrimonio ereditario con una riproduzione umana razionale”. Lo stesso Sharffenberg poi, negli Anni Trenta, aveva studiato la legge nazista di sterilizzazione e l’aveva giudicata insufficiente perchè mirava a colpire le “sole” infermità ereditarie. Nel 1920 il futuro ministro socialdemocratico della Sanità danese, K.K. Steincke, pubblicò il libro “Le risorse del futuro”, nel quale sosteneva che i deboli andavano sì aiutati ma che era “poco intelligente e antieconomico” lasciare che si riproducessero. E lo stesso Steincke nel 1926 in qualità di ministro del primo governo socialdemocratico danese presentò un progetto per una vasta opera di sterilizzazione. “Incosciente”, “frivola”, “infantile”, “sessualmente inaffidabile”, ha una zia “strana”, va troppo a ballare, si guarda sempre allo specchio: furono alcune delle motivazioni che spinsero la Svezia a sterilizzare migliaia di donne. Dall’utopia socialista al Lebensborn il passo è stato brevissimo. In fondo un paladino della socialdemocrazia come George Bernard Shaw nel 1905 disse che “niente tranne la religione eugenetica può salvare la civilizzazione”.
 
(Giulio Meotti) 6 nov 2006
 

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