venerdì 24 dicembre 2010

Le Origini: Una via solitaria , una sintesi necessaria

Benito Mussolini viene espulso dalla Sezione socialista di Milano, presenti Lazzari, Serrati, Bacci e Ratti.

Corre il 24 novembre 1914.
...
Mussolini, fra clamori e invettive, replica: «Voi siete più implacabili dei giudici borghesi. Voi credete di perdermi. Vi ingannate. Voi oggi mi odiate perché mi amate ancora. I dodici anni della mia vita socialista dovrebbero essere una garanzia sufficiente. Il socialismo è qualcosa che si radica nel sangue. Quello che mi divide da voi non è una piccola questione, è una grande questione che divide il socialismo tutto».

«Traditore!», «Fuori!», «Giuda!», «Rabagas!», gli gridano.

«Vedevo intorno a lui -scrive Paolo Valera ("La Folla", 29.11.1914)- mani agitate, furiose, come udivo invettive che gli si attorcigliavano al collo come se lo avessero voluto strangolare».

È così? Traditore?

Il Congresso socialista di Reggio Emilia del 7 luglio 1912 si era appena concluso, con il trionfo di Benito Mussolini contro «riformisti» e «massoni», che quest'ultimo, su "La Folla" dell'11 agosto 1912, scriveva:

«lo sono un primitivo anche nel socialismo. Io cammino nell'attuale società di mercanti come un esule. Non sono un uomo di affari. Non ho il gusto del commercio. Ora che il socialismo sta diventando un affare, per i singoli e per la collettività, non lo capisco più. Io vivo in un altro mondo. Sono cittadino di un'altra epoca».

Non lo capisco più, io vivo in un altro mondo. Sono parole di Benito Mussolini. Nel pieno del suo trionfo «socialista», quando il sogno, tanto accarezzato, di diventare direttore di un grande quotidiano nazionale, "l'Avanti!" (1.12.1912), si avvera. Ha ottenuto tutto, eppure afferma: «Mi sento un esule, questo socialismo che sa di affari, questo socialismo mercantile, non lo capisco più. Mi sento cittadino di un'altra epoca». Trionfava da socialista, in mezzo ai socialisti, ma la sua solitudine si faceva più amara.

Ma la «sua» solitudine da che cosa derivava?

Mussolini intuiva che quelli erano tempi di rottura, di scelte precise, di decisioni drammatiche. E si poneva l'interrogativo, angosciosamente: «Ma questo "socialismo" riformista delle mediazioni, dei compromessi, e degli affari, messo su dagli avventurieri della media borghesia e dai "balordi di Montecitorio", sarebbe stato, davanti alla "prova" tremenda che si avvicinava, all'altezza dei tempi?
Mostra tutto

1 commento: